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ELISABETTA DI STEFANO

Sentire lo spazio. L’architettura tra arte, natura ed esperienza estetica

Abstract

Con i movimenti ecologisti degli anni Settanta la tematica ambientale ha acquistato nuova centralità nel dibattito artistico, architettonico e filosofico. Tuttavia quando si affronta il tema dell’ambiente e del paesaggio, la prospettiva è prevalentemente ecologica e l’approccio di tipo scientifico. Raramente si tiene in considerazione che sia lo spazio naturale sia quello edificato sono soprattutto spazi percepiti e che le qualità estetiche dei luoghi non sono accessorie rispetto ai fattori tossicologici. La riflessione sviluppatasi in ambito architettonico, pur orientandosi verso la tutela dell’ambiente e l’armonica integrazione tra aree edificate e aree naturali, considera la bellezza un fattore aggiunto e non prioritario, ma anche la cultura filosofica, che pure negli ultimi anni ha ripreso il tema da tempo trascurato dell’estetica naturale, finisce per rimanere vincolata a una prospettiva ermeneutica scientifica che subordina la bellezza a fattori fisiologici. Il presente saggio cerca di suggerire un’alternativa a questa prospettiva, esaminando la teoria delle atmosfere di Gernot Böhme. Il filosofo tedesco si è fatto promotore di un’estetica ecologica della natura che prende in considerazione oltre ai fattori fisiologici e tossicologici anche gli aspetti qualitativi degli spazi in cui viviamo. La nozione di atmosfera e la centralità conferita da Böhme al corpo e al modo di percepire e di auto-percepirsi nello spazio costituisce una chiave di lettura attraverso cui l’estetica può interagire con discipline come l’ecologia e l’architettura, offrendo inusitati punti di vista.