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ALESSANDRA DINO

Corleonesi

Abstract

Il termine “corleonesi”, riferito a una specifica famiglia mafiosa di Cosa Nostra, è utilizzato per la prima volta ufficialmente nelle pagine del cosiddetto “Rapporto dei 161”, consegnato dagli investigatori palermitani il 13 luglio del 1982 all’Ufficio istruzione del capoluogo siciliano. Nell’informativa sono riassunte le prime conclusioni delle indagini svolte dalla Squadra mobile e dalla Legione dei Carabinieri di Palermo sugli omicidi che in quelle settimane insanguinano le strade della città e dei centri della provincia; in piena guerra di mafia, il rapporto – che porta le firme del commissario Ninni Cassarà, assassinato il 6 agosto del 1985, e del capitano dei Carabinieri Angiolo Pellegrini – descrive accuratamente l’articolazione di Cosa Nostra e la sua distribuzione sul territorio, indicando nominativamente i vertici delle famiglie mafiose e i componenti del direttorio criminale. Lo scontro che insanguina Palermo, spiegano gli inquirenti, nasce dalla contrapposizione tra un gruppo mafioso, moderato e tradizionalista, e un altro spregiudicato e rampante guidato dai vertici della famiglia mafiosa di Corleone. I “corleonesi”, appunto. Chi sono, allora, i “corleonesi” e che relazione esiste tra la mafia e il piccolo centro dell’entroterra siciliano?