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ALESSANDRA DINO

Sacco di Palermo

Abstract

Gli assestamenti politici ed economici verificatisi in Italia nel secondo dopoguerra producono in Sicilia processi di mutamento e di mobilità sociale, che si traducono in una perdita di rilevanza del blocco agrario e degli interessi legati al grande latifondo. Un massiccio processo di urbanizzazione interessa un po’ tutti i capoluoghi di provincia, ma è Palermo, sede del parlamento regionale e di tutti i suoi uffici centrali, la città dell’isola che nell’arco di pochi anni diventa luogo-simbolo della speculazione edilizia privata e sede di un vorticoso giro d’affari legato al mondo degli appalti per le opere pubbliche. Sono gli anni in cui il sistema di potere democristiano diffonde in tutto il Mezzogiorno una forte politicizzazione nello scambio sociale: la discrezionalità amministrativa degli enti locali è utilizzata per la creazione e il sostegno delle clientele elettorali e, spesso, diviene strumento di ricatto e pressione. I finanziamenti per i grandi interventi infrastrutturali, per i progetti di ricostruzione e di ammodernamento del territorio, vengono affidati alla gestione di impiegati, professionisti e burocrati legati alle cordate politiche, sovraesponendo, così, il sistema a fenomeni di degenerazione dei processi decisionali. Col passare degli anni l’assegnazione delle risorse e la destinazione dei flussi di denaro pubblico divengono terreno di scontro nel quale, sovente, si manifestano fenomeni di gestione occulta e di infiltrazione mafiosa.