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ALESSANDRA DINO

La “forza del diritto”: attori, retoriche e campi sociali nella battaglia simbolica per la definizione del fenomeno mafioso

Abstract

L’articolo affronta il tema dei rapporti di forza tra vari “campi sociali” (Bourdieu 2009, 2017) e tra varie discipline (Foucault 1971, 1974) nella battaglia simbolica per la definizione del fenomeno mafioso, indagando su quanto (e come) la definizione fornita in sede legislativa (tradotta in fattispecie penale nell’articolo 416bis) e/o applicata nella prassi giudiziaria, si avvalga del contributo di altre dottrine e in che modo istanze, retoriche e metodi di differenti saperi esperti (sociologia, storia, psicologia, economia, etc.) vengano “tradotte” (più o meno consapevolmente) nelle logiche del campo giuridico. Riconoscendo il valore performativo della legge (Derrida 2003) e la dimensione “parziale” del diritto nel tracciare i confini tra lecito e illecito (Ferrajoli 2004) e questionando “intuizioni ingenue di equità” e attestazioni apodittiche di “scientificità” super partes rivendicate dal campo giuridico (Taruffo 2009), il contributo approfondisce modi ed effetti di queste “contaminazioni”; “invasioni di campo” attraverso cui si producono definizioni ibride del fenomeno mafioso, sovente rivendicate come “astratte” ed auto-fondate. Assumendo la prospettiva della sociologia critica del diritto (Baratta 1982) utilizza il discorso giuridico sul 416bis (e sul fenomeno mafioso) come prisma privilegiato per osservare i modi in cui “il contenuto pragmatico delle questioni del potere e dell’autorità” si traduce “in quelle dell’imputazione e della responsabilità”, evidenziando le contraddizioni tra diritto penale sulla carta e diritto penale “in azione” (Mosconi 2007). Partendo dalle retoriche e dalle narrazioni delle sentenze di alcuni importanti processi (dal processo cd. “Mafia capitale” a quello sulla “Trattativa”, da quello a carico del presidente Salvatore Cuffaro ai processi sulle stragi di Capaci e di via D’Amelio), si mette in evidenza la dimensione “politica” dello scontro e le sue “risonanze” nel sistema mediatico, facendo emergere come la forza simbolica e gli effetti performativi della definizione prevalente pesino sul futuro non solo della conoscenza del fenomeno mafioso, ma anche delle politiche normative e delle azioni di contrasto.