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ALESSANDRA DINO

Religione, mafie, Chiese: un rapporto controverso tra devozione e secolarizzazione

Abstract

Parlare della religiosità dei mafiosi e approfondire i rapporti che, nel tempo, hanno regolato le relazioni tra uomini di Chiesa e uomini di mafia, tra istituzioni religiose e organizzazioni criminali, significa prendere in esame diversi livelli di analisi. Se da una parte occorre chiedersi che significato assumano le devozioni e le ritualità religiose e che ruolo svolga il ricorso alla fede dentro i contesti criminali, bisogna anche considerare le posizioni che la Chiesa ha progressivamente espresso nei confronti delle mafie, analizzando sia i pronunciamenti ufficiali delle gerarchie ecclesiastiche, sia le prassi pastorali messe in atto dai singoli sacerdoti sui territori, sia il dibattito ecclesiologico maturato sul tema. Infine, non può essere trascurato l’approfondimento di alcune questioni cruciali emerse dagli studi e sollecitate dalla cronaca; tra queste, il rapporto tra giustizia divina e giustizia terrena, tra pentimento e collaborazione, tra peccato e reato; il problema dell’ammissibilità di una pastorale antimafiosa o la controversa questione della scomunica. Punti nodali che chiamano in causa il difficile rapporto tra Chiesa e Stato, sollecitati a confrontarsi sul comune terreno dell’emergenza mafiosa da prospettive divergenti. Con una Chiesa ancora incapace di esprimere una linea di condotta unitaria ma determinata nel tutelare la specificità del suo mandato e nel preservare il suo linguaggio e la sua identità. Dentro questo articolato scenario, il saggio si sofferma a descrivere le più recenti evoluzioni del controverso rapporto tra Chiesa e mafie, osservando come il quadro di analisi sia divenuto oggi ancor più complesso per le profonde trasformazioni intervenute nei sistemi criminali mafiosi e per l’emergere di nuove questioni che chiedono strumenti di analisi più raffinati e azioni di intervento più decise.