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ALESSANDRA DINO

Negoziazioni: aspetti metodologici e territori di confine nel racconto di vita di Gaspare Spatuzza

Abstract

Il paper approfondisce alcune questioni metodologiche emerse nel corso di un progetto di ricerca iniziato nell’ottobre del 2012, quando – ottenute le formali autorizzazioni – ho intervistato per la prima volta Gaspare Spatuzza. Gli incontri – 9 in tutto e dispiegatisi lungo l’arco di un anno fino all’ottobre del 2013 – si sono svolti all’interno della struttura carceraria in località protetta dove Spatuzza si trovava detenuto. La ricerca si è conclusa con la pubblicazione di un volume dal titolo A colloquio con Gaspare Spatuzza. Un racconto di vita. Una storia di stragi (Bologna, il Mulino, 2016). I temi oggetto di approfondimento di questo lavoro sono stati al centro dei miei interessi di studio per anni – analizzati in contesti di ricerca individuale e all’interno di Prin e di gruppi internazionali – e sono confluiti in diverse pubblicazioni. Nel caso della lunga intervista a Spatuzza, si sono intersecati diversi piani analitici, legati alla personalità del soggetto e alla peculiarità della sua storia; ciò ha reso il «testo» del mio lavoro fluido e incandescente. Da qui lo sforzo per individuare strumenti metodologici che consentissero di mantenere al contempo “una giusta distanza” e una attenta capacità di ascolto. La storia di Spatuzza non è, infatti, la storia di un uomo qualunque. La sua vita incrocia snodi e episodi cruciali della recente storia del nostro Paese. Gaspare Spatuzza è un giovane della periferia palermitana che intraprende la strada del crimine organizzato fino a divenire reggente del mandamento di Brancaccio. Particolari le mansioni ricoperte dentro Cosa nostra; unica la partecipazione a tutti gli episodi stragisti consumati tra il 1992 e il 1994, insieme al coinvolgimento nel rapimento del piccolo Giuseppe Di Matteo e nell’omicidio di don Pino Puglisi; rilevante la contiguità con i vertici dell’organizzazione; dirompenti le conseguenze della sua collaborazione che mette in discussione l’impianto processuale di tre procedimenti giudiziari, azzerando 13 anni di lavoro di magistrati e inquirenti; inquietanti le sue dichiarazioni sul mondo della politica che chiamano in causa – nelle persone di Silvio Berlusconi e di Marcello Dell’Utri – i vertici dell’esecutivo e i suoi più diretti collaboratori; orgogliosamente rivendicata la conversione religiosa; mai del tutto interrotto il legame «affettivo» con gli antichi capi in Cosa nostra. Da qui l’esigenza di lavorare su più livelli: quello del racconto, quello dell’analisi e della “verifica” dei contenuti, ma anche e soprattutto quello della relazione tra intervistatore e intervistato (vera e propria miniera di indizi e dati di studio) e quello della puntuale collocazione della sua storia dentro l’ambiguo e liminale contesto più ampio in cui si origina e che la contiene.