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ALESSANDRA DINO

Mafiosi, politici, pentiti

Abstract

La ricerca sociologica in tema di criminalità organizzata di tipo mafioso, si caratterizza per un vuoto teorico che riguarda la figura dei collaboratori di giustizia. Personaggi ingombranti per tutti – per i magistrati, per i politici, per i mafiosi irriducibili, per i loro stessi familiari – sembra che per gli ex-uomini d’onore non vi siano possibilità di reinserimento in una condizione di vita normale. Nonostante la loro riconosciuta utilità, difficilmente si riesce a non considerarli ancora come mafiosi e a non nutrire nei loro confronti perplessità e sospetti. Questo, e altro, emerge dai risultati di una indagine sulla percezione sociale dei collaboratori di giustizia in Sicilia, che mette in risalto una pericolosa sfiducia degli intervistati nei confronti delle istituzioni statali, e in particolare della magistratura, delle forze dell’ordine e del sistema giudiziario nel suo complesso. Non meno critico – è questo l’approfondimento proposto nel saggio – il giudizio degli intervistati nei confronti dei politici e dei loro rapporti con ambienti mafiosi. Quella che emerge è un’immagine grigia e offuscata del mondo della politica, in cui sembra venuto meno lo spazio per qualsiasi istanza etica e in cui le infiltrazioni e gli interscambi con il crimine organizzato sembrano essere diffusi. Fa riflettere, però, il fatto che gli intervistati, nonostante riconoscano l’ambiguità dei politici e ne lamentino la scarsa dirittura morale, considerino la loro scarsa trasparenza e la mediazione con ambienti del malaffare, come dati quasi ineluttabili e intrinseci del loro ruolo pubblico e istituzionale.