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TIZIANA CAMPISI

La costruzione metallica nella Palermo del XIX secolo

Abstract

Il nuovo corso politico dell’Italia unitaria richiedeva a Palermo e ad ogni città di confrontarsi con le altre, di impegnarsi in opere infrastrutturali e nuove architetture pubbliche per inseguire il miraggio di una qualificazione di modernità. Il ferro ed i nuovi materiali conquistavano rapidamente spazio, grazie alla leggerezza e alle loro enormi potenzialità, a spese del legno, della pietra e di tecniche costruttive collaudate, con pratiche spesso sperimentali che soltanto dopo molti anni sarebbero divenute affidabili. Gli sviluppi della siderurgia applicata alla costruzione architettonica, specie nelle aree anglosassoni e francesi, con nuovi linguaggi e forme non convenzionali, raggiungevano ogni parte del mondo occidentale grazie ai rapporti politici, culturali e commerciali, uniti alla pubblicità offerta dalle grandi Esposizioni. Se per le strutture in ferro meno impegnative o di complemento (serre, lucernari, pensiline, scale) in area palermitana si ricorreva, spesso su catalogo, ad elementi interamente realizzati all’estero, in particolare in Francia, per le opere più impegnative i tecnici locali poterono contare sul contributo di alcune realtà produttive che andavano maturando l’esperienza acquisita nel campo della costruzione metallica e nei cantieri navali. Si analizzano le opere di maggiore rilievo realizzate a Palermo in quegli anni, dalle complesse coperture dei due teatri maggiori alle tettoie delle strutture commerciali comunali: opere queste che vedono impegnati i migliori tecnici della città ed alimentarono un dibattito che esaminava criticamente gli aspetti formali, statici e costruttivi.