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MICHELE COMETA

Dalle mitologie alla biopoetica

Abstract

Ho sempre pensato che chi come me appartiene ancora alla generazione del rigore e della coerenza disciplinare (nel mio caso la germanistica e la comparatistica) abbia il dovere di dimostrare che quello che ha studiato è solo una parte della storia e debba invece avventurarsi in campi del sapere diversi dal proprio. Non si tratta del semplice culto dell’interdisciplinarietà – che è comunque, come ricordava Roland Barthes, la capacità di intercettare ‘nuovi oggetti’ – ma dell’esigenza di riannodare proprio i fili delle ‘culture’, sfuggendo, da un lato, alle scotomizzazioni tipiche delle discipline accademiche (soprattutto in Italia) e, dall’altro, al vicolo cieco in cui ci conduce, per esempio nel mio caso, lo studio delle letterature ‘nazionali’,obsolete già all’atto della loro nascita ed oggi, come allora, veicolo di pregiudizi nazionalistici, razzisti etc.