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MAURIZIO CARTA

Pianificare il territorio circolare, governare lo sviluppo locale

Abstract

La Sicilia è isola liquida per eccellenza, poiché non è solo circondata dall'acqua, ma racchiude al suo interno un mare fatto di arcipelaghi di comunità, punteggiati di centri storici collinari e montani, testimoni di una terra che era pascolo e nutrice di comunità. E i borghi della riforma agraria affiorano come scogli da un fertile passato produttivo, interrotto, e dialogano ancora silenti con i reticoli degli straordinari mosaici colturali dell’entroterra, connotati dai paesaggi produttivi e dalle nuove manifatture delle eccellenze agroalimentari. Questo ricco palinsesto di territori e paesaggi, culture e comunità, non va guardato con nostalgia, né governato come se fosse una marginalità o, peggio, come una versione ridotta del modello urbano, considerandoli destinati inesorabilmente a perdere popolazione nel conflitto con le città maggiori. I territori interni, invece, si offrono come componenti significative nell’ambito della metamorfosi dello sviluppo locale che dobbiamo attraversare come antidoto al declino e desertificazione dei territori rurali. Da luoghi da abbandonare o da consegnare alla stanca memoria degli anziani sempre più spesso si trasformano in soggettualità attive di proposte, in nuove centralità locali nell’identità e globali nell’attrattività, si propongono sulla scena della creatività come luoghi identitari nelle forme e innovativi nelle funzioni. Nella Sicilia che stenta a diventare metropolitana, nuovi arcipelaghi territoriali si stanno formando reticolando e vivificando il suo "lago interno" (Doglio, Urbani, 1972), tra il Belice, i Sicani, le Madonie, i Nebrodi e il Val di Noto si intessono attività resilienti, comunità resistenti e luoghi reminiscenti. I pluripremiati borghi rurali di Gangi, Montalbano Elicona e Sambuca di Sicilia, da eresie resistenti al paradigma modernista della città iper-competitiva, diventano le nuove avanguardie della qualità insediativa, della diversità culturale, della sostenibilità ambientale e dell’innovazione sociale. Tra Poggioreale, Gibellina, Salemi, Menfi, Chiusa Sclafani, Bivona, Cianciana, Riesi e Paternò si stende una ghirlanda territoriale fatta di iniziative dal basso che attraverso la potenza della creatività, dell'arte e della cultura stanno riattivando le comunità, prima, e i luoghi, dopo. Nella metamorfosi circolare che stiamo attraversando sospinti dagli effetti drammatici della crisi strutturale, questi luoghi attraversati da rughe di saggezza e illuminati da scintille di creatività generano imitazioni, stimolano emulazioni, spingono verso innovazioni normative e gestionali, accendono l’interesse di investitori e intercettano le risorse finanziarie di un nuovo capitalismo più equo in cerca della "prossima economia" (Brugmans, van Dinteren e Hater, 2016). I territori interni, in una tenzone quotidiana con le città metropolitane per il primato dell'insediamento sostenibile del futuro, hanno l'obbligo di strutturarsi a partire da prospettive molteplici di sviluppo, intrinsecamente abituati come sono a prevedere la fluttuazione delle condizioni ambientali e storicamente preparati ad affrontare gli imprevisti e le incertezze che ne punteggiano la storia: sono resilienti per natura, detentori di preziose capacità adattive. E la loro rilevante riserva di resilienza è oggi indispensabile per una Sicilia – sineddoche dell'Italia – che voglia intraprendere la strada della rigenerazione circolare della qualità e della cura locale dei beni comuni.