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MAURIZIO CARTA

Armature culturali di sviluppo. Rigenerazione urbana e politiche culturali

Abstract

Abitiamo un “pianeta urbano” in cui più della metà della popolazione vive nelle città, con valori che in Europa raggiungono l’80%. Il consolidamento della città come forma prevalente dell’abitare il mondo ne assegna sempre più il ruolo di growth machine dello sviluppo, motore dell’evoluzione e del dinamismo delle comunità, generatrice di stili di vita innovativi. Le città si propongono come potenti attrattrici della popolazione non solo dalle zone rurali, ma sempre più dalle altre città ed un poderoso flusso di “classe creativa” le attraversa e ne alimenta la rigenerazione e la competitività. La città creativa diventa icona della contemporaneità, retorica ricorrente per disegnare visioni, definire politiche e guidare progetti e sono sempre più numerose le città – con una rapida crescita nei paesi emergenti – che mirano a dotarsi di cultural hub in grado di renderla più vivibile e maggiormente attrattiva e dinamica. Oggi il paradigma della città creativa chiede un ulteriore salto evolutivo – il terzo – perché sia capace di continuare a produrre gli effetti moltiplicativi e rigenerativi sullo sviluppo urbano. La Città Creativa 3.0 non si limita ad essere una categoria interpretativa degli economisti e dei sociologi (la prima generazione), o una retorica del progetto urbano (la seconda generazione), ma chiama all’azione i decisori e chiede un vigoroso impegno politico e progettuale poiché solo sulle città che affronteranno creativamente il global change finanziario si misurerà lo sviluppo delle nazioni e il benessere delle comunità. Un impegno indifferibile per governanti e gestori, pianificatori e progettisti, promotori e comunicatori, imprenditori ed investitori sarà quello di creare città che siano luoghi desiderabili dove vivere, lavorare, formarsi e conoscere, luoghi produttivi ed attrattivi per gli investimenti. Nella terza generazione della città creativa nuovi fattori competitivi sono la Cultura capace di attivare le risorse sia identitarie che innovative, la Comunicazione come potente strumento strategico e la Cooperazione in grado di stimolare la comunità ad un processo di corresponsabilizzazione. L’impegno per il progetto della nuova città creativa è chiaro: passare dalla città passiva “attrattrice” dei lavoratori della conoscenza alla città creativa “produttrice” di nuova identità, di nuove economie della conoscenza ma anche di nuove geografie sociali. Occorre passare da una visione della città creativa essenzialmente finanziaria in cui si attraggono investimenti da capitali prodotti altrove ad una visione progettuale in cui la creatività genera nuovi assetti, morfologie ed attività produttive alimentate dalla neo-borghesia dei flussi e delle reti. Potremmo definirla la Città CreAttiva per sottolinearne le capacità generatrici di soluzioni, catalizzatrici di culture e motrici di economie.