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MARINA CALOGERA CASTIGLIONE

Sciascia e i nomi dell’Alfabeto pirandelliano

Abstract

In Alfabeto pirandelliano, del 1989, Leonardo Sciascia individua 33 lemmi attraverso i quali "racconta" elementi biografici, stilistici, estetici, linguistici dell’opera letteraria di Luigi Pirandello. Lungi dal mettere "in esponente" concetti chiave e in qualche modo prevedibili della scrittura e della poetica pirandelliane (ad es. dialetto, umorismo, metateatro, ecc.), Leonardo Sciascia privilegia un‘ampia gamma di nomi propri che vanno dal coronimo Sicilia, al toponimo Girgenti, dal crematonimo Hotel des temples all’etnico Goy, dall’antroponimo fittizio Pascal al vezzegggiativo con cui chiamava la moglie Antonietta, Nietta, da una porzione di un titolo di una sua opera, Qualcuno, ad un intero ideonimo, Vestire gli ignudi. Anche nelle residue voci che non presentano una selezione di tal genere, Sciascia attribuisce un rilievo preminente al nome proprio e da esso parte per intessere la sua trama descrittiva o argomentativa: In altri casi, la parola prescelta potrebbe essere scambiata da un lettore non onnisciente dell’opera pirandelliana per una forma comune non connotata; salvo rivelarsi, via via che si proceda nella lettura, un ennesimo ideonimo. Il 69% delle parole individuate per la ricostruzione di un percorso ideale verso un maestro riconosciuto della scrittura internazionale e rispetto al quale non ci sono autori siciliani che possano disconfessare una qualche forma di filiazione è, dunque, costituito da forme onomastiche che lo scrittore di Racalmuto usa come "bussole" per penetrare nel complesso mondo biografico e nell’ispirazione di Pirandello, di cui quest‘anno ricorrono le celebrazioni del 150° dalla nascita.