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MARINA CALOGERA CASTIGLIONE

Auto e etero-rappresentazioni antroponimiche dei contesti urbani: alcuni casi in Sicilia

  • Autori: Castiglione, MC; Burgio, M
  • Anno di pubblicazione: 2014
  • Tipologia: Capitolo o Saggio (Capitolo o saggio)
  • Parole Chiave: Onomastica, stereotipo linguistico, rappresentazione comunitaria
  • OA Link: http://hdl.handle.net/10447/104125

Abstract

Nel 2010 ha preso il via un progetto di geo-antroponomastica (DASES – Dizionario atlante dei soprannomi etnici in Sicilia) che si propone la raccolta e la sistematizzazione dei cosiddetti blasoni popolari, ossia dei soprannomi riferiti a gruppi circoscritti nello spazio, a comunità territoriali che si scambiano motti, insulti, aneddoti. I materiali già collazionati si prestano a analisi in prospettiva linguistica, percettiva e sociologica e rivelano costrutti identitari, spesso precipitato di secolari lotte di campanile, che tassonomizzano categorie produttive ai fini della identificazione dell’altro e alla costruzione etnocentrica dell’identità. Il soprannome etnico, dunque, costituisce il veicolo linguistico dello stereotipo e consente, attraverso un’efficace sintesi condivisa, di rappresentare vizi, atteggiamenti, abitudini della comunità (più o meno geograficamente contigua) avversa. Le mappe geo-onomastiche che si vanno costruendo, rappresentano non soltanto conflitti, ma anche identificazioni ergologiche e vocazioni artigiane dei singoli centri: Issalori (‘cavatori di gesso’) a Villafrati; Fumirara (‘spalatori di letame’) a Niscemi; Pignatara (‘fornaciai’) a Bompietro; Cantarara (‘produttori di vasi da notte’) a Burgio; Ticchiarara (‘addetti alla caprificazione’) a S. Angelo Muxaro; Sciabbacoti (‘pescatori con la rete a trascico, chiamata sciàbbica’) a S. Agata di Militello; ecc. Sebbene tali soprannomi etnici siano il frutto di una società rurale e arcaica, capita spesso che essi si mantengano modificando l’accezione e “modernizzandola”: è il caso del blasone Panzuti, originariamente riferito agli abitanti di Serradifalco (CL) in quanto portatori della malaria e, conseguentemente, di un sintomatico gonfiore addominale, oggi mantenuto nel significante, ma attribuito al nuovo significato di ‘ottime forchette e cuochi d’eccezione’. Le eterorappresentazioni si rivelano utili anche per capire le spinte centripete dei centri urbani rispetto al circondario: infatti, tanto più “blasonato” risulta un centro, tanto maggiori e più significativi rapporti ha instaurato con i centri vicini. Ad esempio, tra tutti i capoluoghi di provincia sinora monitorati, sembra che Enna goda della minore considerazione e riconoscibilità onomastica, segno della recenziorità della sua funzione amministrativa. Infine, i processi di identificazione onomastica possono essere anche interni e produrre micro-blasoni che riguardano opposizioni tra quartieri sovente denominati in maniera spregiativa e sfruttando categorie di rappresentazione etnico-religiose: Bronx, Zingari, Giudei, ecc.