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MARINA CALOGERA CASTIGLIONE

Sdoppiamento del nome e sdoppiamento della lingua: il destino fallace di un personaggio grassiano.

Abstract

La protagonista del romanzo Disìo (2005) di Silvana Grasso tenta una metamorfosi impossibile attraverso un cambiamento dei propri dati anagrafici. Memi/Ciane, tra l’essere e il non voler più essere, tra il sud e il nord, tra la debolezza e il coraggio, tra irrazionalità e scienza, modifica anche i propri usi linguistici, adattandoli alla nuova personalità. Il tema del doppio – incarnato dalla doppia identità antroponimica – diventa, in questo romanzo, una modalità di risoluzione personale del proprio io ferito che però non mira alla conciliazione tra le due identità, ma alla soppressione della prima. Come nel caso di Mattia Pascal/Adriano Meis, anche lei, però, dovrà fronteggiare un destino non sanato dalla distanza geografica né dal distacco dalle fonti della sofferenza. D’altra parte il tentativo di ripristinare la situazione iniziale rivelerà la fallacia delle scelte personali e l’ineludibilità del fallimento esistenziale, contrassegnato anche dagli appellativi che segnalano le marche con cui viene etero percepita sia in famiglia che nell’ambiente di lavoro.