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FRANCESCO CARAPEZZA

Sui planctus del Mistero di sant'Agnese: un altro modello trobadorico

Abstract

Del Mistero provenzale di sant’Agnese, tràdito da un unico manoscritto miscellaneo (Vat. Chigiano C V 151, cc. 71-88) e databile tra l’ultimo quarto del Duecento e il primo del Trecento, si discute per la prima volta il termine planctus, usato nelle didascalie rubricate in latino per designare i numerosi contrafacta lirici che intercalano il dramma, proponendo che esso sia da riferire alla loro qualità di imitazioni musicali, senza escludere la possibilità di un rapporto formale con i ‘lamenti’ monodici del dramma liturgico mediolatino. Si avanza inoltre l’ipotesi che la strofa decasillabica Malvaisa mort, vero e proprio compianto funebre la cui rubrica è rimasta incompleta, abbia avuto come modello metrico e musicale il planh trobadorico Si tuit li dol e•l plor e•l marrimen (BdT 80.41) in morte del ‘Re Giovane’ Enrico d’Inghilterra (1183), trasmesso dai canzonieri Ta1c con attribuzioni discordanti a Bertran de Born, Rigaut de Berbezilh e Peire Vidal. Si recupera in tal modo una delle rarissime melodie sopravvissute di compianti funebri in volgare e un’ulteriore prova della fortuna di Si tuit li dol in epoca medievale.