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AMBRA CARTA

PARADIGMI DEL TIRANNO DA TORQUATO TASSO A VITTORIO ALFIERI

Abstract

Il paradigma del tiranno e della tirannide attraversa lungo i secoli, dall’Antichità ai giorni nostri, un articolato cammino segnato da rotture e modificazioni di senso. L’analisi di tre opere molto diverse tra loro per genere e linguaggio stilistico, quali Il Costantino di Tasso, dialogo speculativo sulle virtù del Principe nell’età della Controriforma, l’Aristodemo di Carlo de’ Dottori, tragedia secentesca, che con la forza del linguaggio scenico ipostatizza la figura tragica del tiranno e, infine, il trattato alfieriano, Della Tirannide, risentita polemica contro il dispotismo del tempo e la scomparsa della libertà, consente di seguire la parabola di una riflessione che, tra Cinquecento e Settecento, è stata al centro di alcune opere di scrittori interessati a definire i caratteri della relazione tra tiranno e suddito, dello spazio e delle forme in cui essa si esplica. L’indagine mostra che nell’Ancien régime il potere del tiranno si serve dei dispositivi proprî del teatro e dello spettacolo, quali l’ostentazione del corpo e le forme esibite della sua relazione di potere con i sudditi – feste, riti e processioni cittadine, il fasto della corte – e che pertanto esiste una stretta interdipendenza tra linguaggi e forme del potere