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SERGIO BONANZINGA

La "ballata" e la "storia": canti narrativi tra Piemonte e Sicilia

  • Autori: Cirese, AM; Lombardi Satriani, LM; Clemente, P; Signorelli, A; Sacafoglio, D; Sibilla, P; Guizzi, F; Jona, E; Lovatto, A; Castelli, F; Bonanzinga, S
  • Anno di pubblicazione: 2011
  • Tipologia: Contributo in atti di convegno pubblicato in volume
  • OA Link: http://hdl.handle.net/10447/60603

Abstract

Tra i canti popolari di Sicilia ve ne sono alcuni che ripetono una origine niente affatto siciliana, e si riconoscono a bella prima o per la forma generale che si discosta dall’ordinaria, o per qualche frase o vocabolo che mal nasconde la provenienza estraisolana. Son de’ fiori esotici, se pur questa parola è esatta nel caso nostro, i quali trapiantati fra noi, parte hanno serbato i naturali colori, parte si sono andati trasformando per guisa da perder quasi il tipo primitivo e acquistar colore e olezzo tutto siciliano senza perdere del resto il natural rigoglio. Questi canti corrono per lo più sotto il titolo di Arie a storie, ma alcuni sono vere canzoni a quattro rime alterne; e se potesse andarsi più in là di una semplice dimanda colle persone che li sanno e li ripetono, si sentirebbe a dire che essi son forestieri, come accade a me a proposito di parecchi tra quelli che citerò in questo scritto. Le canzoni, qualunque sia la loro provenienza, prendono subito una veste locale, e avranno la sorte di contare tra le antiche: tanto è vero che la ottava siciliana si presta ad ogni desiderio, ad ogni capriccio del popolo, ed è destinata a vivere con esso e per esso anche quando abbia ricevuto il battesimo di là dal Faro. Le arie per la breve misura de’ versi guadagnano anche molto di parole siciliane, ma non riusciranno mai a sicilianizzarsi, specie quando vengano da dialetti poco affini al siciliano e poco intesi dal nostro popolo. Per questo i canti più indocili finora della veste siciliana sono le poche arie che si danno a divedere per ballate dell’alta Italia, a cui vennero forse dalla Provenza