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MARIO BARBAGALLO

ALLUCINAZIONI VISIVE: TRA DEMENZA E PSICOSI

  • Autori: Sgarito, C.; Vernuccio, L.; Sardella, A.; Cocita, F.; Belluzzo, F.; Alcamo, R.; Culotta, V.; Inzerillo, F.; Dominguez, L.; Barbagallo, M.
  • Anno di pubblicazione: 2017
  • Tipologia: Contributo in atti di convegno pubblicato in volume
  • OA Link: http://hdl.handle.net/10447/251336

Abstract

Le allucinazioni possono comparire in corso di varie patologie (psicosi, delirium, demenza, emicrania, neoplasia, epilessia) o possono essere altresì indotte da farmaci. Esse sono percezioni involontarie e ricorrenti di immagini in assenza di un corrispondente stimolo fisico esterno. Possono essere classificate in semplici o complesse. Si definisce allucinazione semplice quella in cui è attivata una singola modalità sensoriale e quindi la percezione non richiede un’elaborazione cognitiva per essere decodificata (ad es. vedere un oggetto in una stanza); complessa è invece l’allucinazione in cui sono attivate più modalità sensoriali (es. vedere un leone sentendo che ruggisce) o in cui la percezione viene elaborata in aree cerebrali diverse da quelle sensitive primarie (voci dialoganti sono percepite e decodificate nelle aree cerebrali deputate al linguaggio). In relazione alla loro prevalenza (stimata dal 4% al 76%) le allucinazioni sono considerate uno dei sintomi psicotici più frequenti nelle patologie neurodegenerative, specialmente in stadi moderati-severi di malattia. Risultano maggiormente presenti quelle visive e uditive, seguite da quelle somatiche, olfattive e tattili. Indipendentemente dalla loro modalità sensoriale, le allucinazioni sono associate a un maggiore e più rapido declino cognitivo e a un aumento del tasso di stress e depressione del tono dell’umore nel paziente.