Salta al contenuto principale
Passa alla visualizzazione normale.

MARIO BARBAGALLO

ALTERAZIONI DEL METABOLISMO DEL SODIO NELL’ANZIANO: CASISTICA DI UN REPARTO DI GERIATRIA PER ACUTI

  • Autori: Schirò, P; Alcamo, R; Carlino, V; Ottoveggio, A; Salamone, D; Belvedere, M; Dominguez Rodriguez, LJ; Barbagallo, M
  • Anno di pubblicazione: 2014
  • Tipologia: Abstract in rivista (Abstract in rivista)
  • OA Link: http://hdl.handle.net/10447/104602

Abstract

Premessa. Le alterazioni della concentrazione plasmatica del sodio rappresentano gli squilibri elettrolitici più frequenti nei pazienti ospedalizzati e l’incidenza e la prevalenza aumentano con l’età. L’invecchiamento rappresenta un fattore di rischio indipendente e molto significativo per le alterazioni del bilancio del sodio e dell’acqua. Numerosi sono i fattori che cooperano nell’aumentare la suscettibilità dell’anziano a tali squilibri, dipendendo da modificazioni fisiologiche età correlate dei meccanismi che regolano il bilancio idro-salino dell’organismo, dalla progressiva riduzione delle capacità di compenso che caratterizza il fenomeno stesso dell’invecchiamento e dalle comorbilità, tipiche del paziente geriatrico, che aggravano ulteriormente i già compromessi meccanismi di adattamento dell’organismo. A queste condizioni si associano altri fattori legati ai precedenti, come il deterioramento cognitivo, l’attenuazione del senso della sete, la perdita di autonomia e di autosufficienza nell’apporto idrico e alimentare. La severità delle alterazioni della concentrazione plasmatica del sodio potrebbe essere spesso spia e riflesso della fragilità del paziente anziano e costituire un ulteriore problematica che complica ancor più la difficile gestione del paziente geriatrico, in cui spesso si associano più patologie e un elevato numero di farmaci che influiscono direttamente o indirettamente sulla regolazione del sodio e dell’acqua Obiettivo. L’obiettivo principale dello studio è stato quello di definire la prevalenza dell’iponatremia e dell’ipernatremia in una popolazione di pazienti anziani, di età superiore a 65 anni, ricoverati in un reparto di Geriatria per Acuti (U.O. 21.01 di GERIATRIA – UNIVERSITA’ DEGLI STUDI di PALERMO) prendendo in esame i pazienti ricoverati nel biennio 2010-2011. Inoltre, lo studio mirava ad analizzare la distribuzione della frequenza delle alterazioni del sodio plasmatico nei due sessi, nelle diverse fasce di età (65-74, 75-84, >=85) e per livelli di gravità, all’ingresso e durante il ricovero. Infine è stato analizzato l’andamento stagionale dei due disturbi della natremia e valutarne valutata l’associazione con altre patologie e condizioni patologiche, con alcuni farmaci di comune utilizzo e la correlazione con le alterazioni degli altri principali elettroliti (K+, Ca++, Cl-, Mg++, P) rispetto ad un campione di controllo, composto da soggetti eunatremici. Risultati. Dei 383 soggetti ricoverati nel biennio in esame, 211 hanno riportato alterazioni della concentrazione plasmatica del sodio (55.1%). L’iponatremia è stata riscontrata in 110 pazienti e l’ipernatremia in 101, se considera una durata minima di un giorno. La prima era più frequente all’ingresso, mentre la seconda durante il ricovero. La distribuzione nei due sessi è risultata essere simile. Suddividendo il campione in tre fasce di età (65-74, 75-84, >=85) è emersa una maggiore prevalenza di entrambe le alterazioni nella fascia intermedia. Prendendo in esame l’andamento stagionale si è visto che l’iponatremia presenta una maggiore frequenza in autunno e in inverno, mentre l’ipernatremia in estate e inverno. Durante la stagione estiva l’ipernatremia risulta significativamente più frequente rispetto all’iponatremia (p<0,001), viceversa in autunno si osserva il contrario(p<0,001). Per entrambi gli squilibri si è osservata un’associazione significativa con le alterazioni dello stato di coscienza (p<0,001) rispetto ai soggetti eunatremici, con le altre dis-ionie (p<0,001), l’ipoalbuminemia (p<0,001) e la febbre (p<0,05). Infine l’ipernatremia è risultata significativamente associata alla terapia infusionale (p<0,01), alla nutrizione parenterale (p<0,01) e all’uso di albumina (p<0,05) e antibiotici per via endovenosa (p<0,001), condizioni che indicano una maggiore gravità delle condizioni cliniche e delle comorbilità di questi pazienti.