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GIULIA BONAFEDE

Forme limite a margine del periurbano. Lo ZEN come nuova agorà creativa.

Abstract

La città contemporanea, alle soglie del nuovo millennio, appariva già priva di senso e di forma e animando il dibattito sulla qualità della periferia. Al risveglio del nuovo millennio l’accelerazione delle trasformazioni territoriali, determinate da processi di globalizzazione, restituisce due dimensioni urbane: da una parte una città reticolare costituita da filamenti urbani tende a saldare i centri più densi in un continuo edilizio, dall’altra parte si diffondono miriadi di frammentazioni urbane, isole urbane o gated community, separate per scelta o recluse per costrizione. In questo modello reticolare a due velocità, una più rapida che si assoggetta al consumo di suolo e alla dissipazione di risorse, l’altra più lenta che resiste attivamente o insorge con azioni di solidarietà civile, i quartieri di edilizia residenziale pubblica, spesso saldati a tessuti urbani preesistenti, assumono il ruolo di nodi d’interscambio dai quali è possibile accedere anche a tessuti storico-agricoli con potenzialità di rigenerazione ecologia, didattica e multifunzionale. Il quartiere ZEN, sebbene fragile dal punto di vista sociale e segnato dalla mancanza di spazi pubblici, può considerarsi un caso esemplare, dove le esperienze condotte dalla rete inter-istituzionale in collaborazione con ricercatori universitari spingono a riflettere sulle opportunità di sviluppare pratiche partecipative che possano beneficiare della creatività e delle abilità locali (di associazioni, operatori sociali, abitanti), restituendo al piano anche la funzione di strumento di dialogo pubblico.