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CLOTILDE BERTONI

Cinque domande sulla critica

Abstract

La crisi della critica ha molte facce e coinvolge contemporaneamente lo statuto della disciplina, con le sue implicazioni ideologiche, le istituzioni nelle quali essa viene praticata e trasmessa (università, scuola, editoria, giornalismo), la condizione sociale di chi la esercita. Anche per questo, la consapevolezza che della crisi hanno i critici varia a seconda del punto di vista; e benché questo non possa deterministicamente ridursi a una questione generazionale o di collocazione nel mondo del lavoro, pure le condizioni materiali pesano sulle analisi e sulle ipotesi. In più occasioni la nostra rivista ha affrontato l’argomento, e ospitato interventi che lo affrontassero. Abbiamo voluto ora tentare un affondo più sistematico e organico, rivolgendo a quindici studiosi le stesse cinque domande, volutamente esplicite e in qualche caso provocatorie, con la fiducia di poter individuare grazie al ventaglio delle risposte un orizzonte comune o almeno qualche costante. Gli intervistati sono stati selezionati sulla base di una logica esclusivamente generazionale, benché piuttosto larga – nessuno ha meno di trenta e nessuno più di cinquant’anni –, con l’ambizione di definire un campione relativamente omogeneo almeno per questa importante variabile.