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ARMANDO BISANTI

Il «Ludus de Antichristo» fra politica ed escatologia

Abstract

Nella Germania del XII secolo si sviluppa una ricca produzione di sacre rappresentazioni e di ludi drammatici fondati su temi ispirati alle Sacre Scritture, fra cui ha un posto importante il «Ludus de Antichristo», il cui tema è tratto dall’Apocalisse di Giovanni, in cui l’Anticristo è raffigurato come la figura del Male che farà la sua comparsa alla fine del mondo, presentandosi come il Cristo atteso nella "parousìa". In questa sede, dopo una presentazione generale, ci si sofferma soprattutto su due aspetti fondamentali del testo, e cioè l’elemento politico e quello escatologico. Per quanto concerne il primo, si è spesso data del «Ludus» un’interpretazione politica, secondo la quale uno dei personaggi ivi allegorizzati rappresenterebbe l’imperatore Federico I Barbarossa, indicato come l’ultimo baluardo della fede cristiana contro l’Anticristo: una contestualizzazione che ha goduto di particolare fortuna e che si giustifica cronologicamente nel riferimento al Barbarossa e al periodo delle Crociate, e giova anche a individuare il "terminus post quem" per la composizione del dramma, dopo il 1155 (poiché Barbarossa fu incoronato il 18 giugno di quell’anno). Ma forse più importante, e anche più profondo, è il secondo elemento che caratterizza il «Ludus», e cioè la sua dimensione escatologica. Fra l’altro, come già da gran tempo è stato notato, fonte diretta del «Ludus» è l’«Epistula de ortu et interitu Antichristi» di Adso Dervensis (morto nel 992), una lettera-trattato indirizzata alla regina di Francia Gerberga e materiata delle paure e delle angosce per l’imminente sopraggiungere dell’Anno Mille.