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ANTONINO BIANCO

Sport e disabilità psichica: una complementare strategia d’intervento

  • Authors: Battaglia, G; Bellafiore, M; Caramazza, G; Guarcello, A; Bianco, A; Palma, A
  • Publication year: 2010
  • Type: eedings
  • Key words: Disabilità, sport, calcio
  • OA Link: http://hdl.handle.net/10447/65278

Abstract

L’attività motoria è nota essere in grado di migliorare la salute psicofisica dei soggetti con disabilità mentale (Hutchinson, 1999) ed, in particolare, il gioco del calcio risulta essere un importante veicolo d’intervento nella riabilitazione psichiatrica (Pringle, 2009). Lo scopo del presente lavoro è stato quello di studiare gli effetti della pratica del calcio sulla condizione prestativa e psicofisica in soggetti psicotici dopo 8 settimane di allenamento. Metodi: Hanno partecipato allo studio 10 soggetti in sovrappeso (età: 36±6 anni; peso: 77.44±13.60 Kg; altezza: 164.44±7.00 cm; IMC: 28.55±4.06), afferenti nell’anno 2008 alle strutture psichiatriche di Palermo e Provincia e la cui idoneità psicofisica alla pratica dell’attività era stata attestata tramite certificato medico. Il programma di allenamento ha previsto 2 incontri/settimana caratterizzati da attività atletico-tecnico-tattiche finalizzate al gioco del calcio. La condizione fisica e prestativa è stata determinata attraverso l’indice di massa corporeo (IMC), il peso corporeo (PC) e il tempo necessario per percorrere 30 m alla massima velocità (TVmax30). La percezione che i pazienti hanno della loro condizione psicofisica è stata studiata mediante la somministrazione del questionario SF-12, che indaga gli indici sintetici per lo stato fisico (PCS) e mentale (MCS) attraverso scale comprese tra il valore negativo 30 e il valore positivo 70. Risultati: Dopo il periodo di allenamento i soggetti hanno migliorato sia PCS (51.66±5.00 vs. 54.22±4.29) che MCS (46.11±6.77 vs. 51.11±7.23) e diminuito il PC (77.44±13.60 vs. 73.88±12.51 Kg), l’IMC (28.55±4.06 vs. 27.22±3.70) e il TVmax30 (5”72±0”45 vs. 5”08±0”42 s). Conclusioni: Il programma di allenamento e le scelte metodologiche utilizzate sembrano aver influito positivamente sulla condizione psicofisica e prestativa dei pazienti. Inoltre, in accordo con Pringle (2009), il gioco del calcio appare essere in grado di promuovere un sano e terapeutico antagonismo sportivo.