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ANGELA BADAMI

L'Atlante di Palermo neocosmopolita

Abstract

Ogni processo di pianificazione urbanistica si basa su un’ampia attività di analisi e interpretazione dei luoghi, delle comunità, delle identità e delle relazioni, la quale è fortemente legata alla natura, allo stile e agli obiettivi del piano che si sta redigendo e, ogniqualvolta intraprendiamo il complesso processo di pianificazione, abbiamo bisogno di produrre un modello di conoscenza che analizzi e valuti i problemi del territorio in modo quanto più possibile condiviso, oggettivo in quanto riconducibile a un sistema riconoscibile di principi e regole e non solo basato sulla razionalità tecnica. La comprensione dello stato corrente e l’interpretazione delle tendenze della trasformazione guidano e sono parte dell’azione di piano. Se pianifichiamo e progettiamo attraverso quadri conoscitivi solidi, profondi nel tempo e ampi nello sguardo, sarà più facile produrre politiche, progetti e azioni basati su un quadro condiviso, trasparente e adeguatamente approfondito. In questo senso la questione chiave è quella di generare un nuovo modello di conoscenza che abbracci la dinamica in divenire della città neocosmopolita e che risponda ad alcune domande cruciali di una rinnovata ermeneutica. È ancora valida l’idea di una conoscenza accumulativa? Si può pensare di cono- scere (e pianificare) la città neocosmopolita solo studiando lo spazio urbano della città? Quali reti sovralocali bisogna studiare per intercettare le origini geospaziali di questo neocosmopolitismo? È possibile ridurre le differenze a tassonomie predefinite, o sono le tassonomie che si arricchiscono nella co- noscenza-in-azione del piano? E infine, abbiamo già a disposizione tutti gli strumenti e le unità di misura adatte a comprendere i fenomeni dell’evoluzione urbana o dobbiamo forgiarne e testarne di nuovi mentre conosciamo?