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ANGELA BADAMI

I modelli urbani della ricostruzione post-sismica degli anni ‘60 a confronto con la contrazione demografica dei territori interni della Sicilia. Caso di studio: Gibellina Nuova nella Valle del Belice

Abstract

Il contributo prende in esame gli esiti prodotti a lunga distanza dai modelli urbanistici adottati in Italia nel secondo dopoguerra, caratterizzati da dinamiche espansive e dotazioni di servizi pubblici dimensionati in base agli standard. Gli effetti della contrazione demografia su tali modelli insediativi, che dispiegano oggi una serie di problematiche che conducono alla necessità di una riorganizzazione spaziale, vengono osservati su un campione particolarmente significativo al riguardo rappresentato dalle città ricostruite ex-novo nel secondo Novecento a seguito di movimenti tellurici. Il caso in esame riguarda il terremoto della Valle del Belice del 1968 e descrive come le nuove città, dimensionate in base a trend demografici ed economici accelerati, oggi stiano subendo doppiamente il fenomeno dello shrinkage: da un lato il calo demografico, dovuto al progressivo spopolamento delle aree interne e l’esodo della popolazione attiva e studentesca, che conduce ad un progressivo sottoutilizzo dei servizi pubblici e del patrimonio edilizio esistente; dall’altro il sovradimensionamento delle dotazioni urbanistiche ed edilizie calcolate proiettando il boom economico-demografico degli anni ’50 e ‘60 quando l’urbanistica, guidata da una piena fiducia in uno sviluppo industriale esponenziale, progettava città con dimensioni che si sono ben presto rivelate sovrastimate. Dagli esiti dello studio derivano alcune sperimentazioni in atto nella città nuova di Gibellina volte a verificare possibili nuove forme di collaborazione pubblico/privato per la gestione di servizi e spazi pubblici sottoutilizzati o in stato di abbandono.