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SABRINA AUCI

Smart Cities. Luci e ombre di una visione di futuro

Abstract

L’epoca che stiamo attraversando è caratterizzata da grandi trasformazioni. I sistemi urbani permangono al centro del cambiamento, confrontandosi sempre più con sfide e minacce alla loro sostenibilità. Ormai circe metà della popolazione mondiale vive nelle città e il processo di inurbamento è inarrestabile. Agli inizi del ’900 si pensò che città con 8 o 10 milioni di abitanti fossero inimmaginabili e in ogni caso ingestibili. Sociologi e urbanisti dell’epoca ritennero che la crescita delle città dovesse essere bloccata e che dovessero essere offerte soluzioni alternative. Tesi del genere non hanno avuto, evidentemente, riscontro nella realtà e la crescita delle città è continuata. In Europa ci sono 450 città con oltre 100 mila abitanti, che nel complesso rappresentano i due terzi della popolazione europea. Entro il 2050 tale proporzione sfonderà il limite dell’85%. Alcuni studiosi (Sassen, 2004) sottolineano che il fenomeno della crescita delle città è irreversibile e le città sono state e rimarranno il centro ed il motore dello sviluppo. Ma questo ruolo comporta una serie di conseguenze: l’80% dei consumi energetici e dei flussi di comunicazione avviene nelle città che diventano la fonte principale di inquinamento. L’obiettivo di rendere le città di oggi più vivibili è quindi sempre più importante e ormai indifferibile. Gli interventi possibili sono molti e, in generale, legati alle specifiche condizioni fisiche, logistiche, culturali ed economiche di ciascuna città. Spesso gli interventi concepiti sono radicali e “pesanti”, grandi ristrutturazioni urbanistiche ed edilizie, delocalizzazioni ecc., il che fa presupporre importanti disponibilità finanziarie e tempi lunghi. La prospettiva attuale si è spostata sull’adozione di soluzioni innovative, basate sull’utilizzo efficiente delle risorse grazie alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, e facendo coincidere il benessere e l’interesse dei singoli con quello della collettività. Lo sviluppo e il successo delle città sono da sempre inestricabilmente legati all’innovazione. Grazie alle tecnologie, i sistemi e le infrastrutture urbane possono, infatti, essere costantemente adattate alle esigenze via via emergenti (l’uso di soluzioni ICT potrebbe assicurare, in breve tempo, una riduzione dei consumi e dei costi del 15%, con l’abbattimento delle emissioni di CO2 anche del 20%). Tale legame è destinato ad accrescersi in futuro: sarà sempre più necessario non solo connettere sistemi fisici e tecnologie digitali, ma anche connettere tra loro le tecnologie. Da questa connessione potranno nascere nuovi usi per strumenti già disponibili. Nondimeno, la sfida consiste nel garantire che le tecnologie siano realmente in grado di fornire una risposta efficace ai problemi di cittadini e imprese. Gli schemi attuali necessitano quindi di adattarsi alle nuove condizioni: occorre ripensare la città, le sue logiche, i suoi assetti tradizionali. Le “smart city” sono una risposta efficace a tali bisogni emergenti, resi cruciali da dinamiche globali, rapide ed ineludibili. Ma in un momento caratterizzato da pressioni senza precedenti sia sulle finanze pubbliche che sui paesaggi urbani, diventa naturale chiedersi come sia possibile raggiungere per le nostre città una tale “intelligenza” a favore dei propri cittadini. E i partenariati tra le autorità locali e il settore privato come dovrebbero essere costituiti per lavorare in modo efficace ed efficiente? O in altri termini, in che modo le istituzioni dovrebbero diventare così “intelligenti” al fine di rendere le città più smart per tutti? E, infine, queste trasformazioni possono essere fatte nel breve periodo con piccoli spostamenti incrementali, o possono essere realizzate solamente attraverso una visione strategica a lungo termine, o una combinazione di queste strategie? La risposta a tali quesiti non è univoca poiché il mo