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LUISA AMENTA

I ricettari gastronomici di area meridionale

Abstract

La rarità dei ricettari gastronomici antichi di area siciliana e meridionale rende particolarmente interessante lo studio delle caratteristiche lessicali, morfosintattiche e testuali delle poche opere riconducibili ai secoli XIII e XVI. Come è noto, proprio in questo arco di tempo le caratteristiche del libro di cucina cambiano profondamente, dato che si passa da opere scritte a più mani a trattatelli e manuali che si attestano come prime opere sperimentalistiche di un genere che va via via specializzandosi. L’affermarsi in epoca rinascimentale di un gusto per i banchetti portò ad un arricchimento prima di tutto lessicale oltre che contenutistico, che ci offre uno spaccato non solo della vita e delle abitudini alimentari del tempo ma anche delle scelte linguistiche che possono essere ricondotte ad un uso parlato di media formalità quale è quello che si addice a questa tipologia di testi prescrittivi. Tuttavia, se è più agevole fissare un termine cronologico a partire dal quale si afferma una lingua settoriale della gastronomia con caratteristiche simili che, a seguito dell’imporsi della norma toscana, portano ad una certa uniformità anche geografica, è sicuramente più difficile rintracciare, in corpora geograficamente circoscritti, le prime attestazioni relative a un lessico e a un genere gastronomico che presentino caratteristiche linguistiche chiaramente riconducibili all’area di produzione e che pertanto possano contribuire a disegnare una mappatura di questa lingua settoriale che sia diatopicamente marcata. Nel contributo si studia un corpus di testi di carattere pratico in siciliano antico in cui si rintracciano forme lessicali e morfosintattiche ascrivibili a tale lingua settoriale. Il corpus è confrontato con le opere di cucina meridionali al fine di poter delineare meglio le caratteristiche della lingua della gastronomia di tale area.