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SOLIDARIETA'/Un telo per Sakineh esposto allo Steri

1-set-2010

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Evitare la lapidazione, una condanna brutale ed inaccettabile. Salvare la vita a una madre di 43 anni diventata, suo malgrado, simbolo dei soprusi che le donne iraniane subiscono ogni giorno per colpa di una legge discriminante, di una società tradizionalista e di leader politici e religiosi oscurantisti. Anche l’Università di Palermo aderisce alla campagna nazionale e si mobilita per salvare la vita a Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna condannata alla lapidazione per un supposto adulterio dalle autorità di Teheran.
“Crediamo nei valori della persona e siamo contro ogni forma di violenza – dichiara il rettore Roberto Lagalla – non è pensabile che una giovane donna venga uccisa per l’accusa che le muovono. Come Università, sosteniamo tutte le iniziative perché ciò non avvenga”. Un telo raffigurante Sakineh campeggia davanti lo Steri, sede del rettorato universitario per manifestare pubblicamente contro la decisione delle autorità di Teheran. Intanto la donna, come denunciato dal figlio Sajjad Ghaderzadeh, ha subito una nuova condanna: 99 frustate con l'accusa di "diffondere la corruzione e l'indecenza".
Il volto di Sakineh è affisso proprio su quel palazzo che per due secoli, dai primi del Seicento alla fine del Settecento, fu sede del Tribunale della Santa Inquisizione e divenne quindi simbolo dell’oppressione, dell’oscurantismo, dell’ingiustizia.