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MASSIMO MIDIRI

Pitfalls nelle RM whole body con sequenze DWIBS eseguite in pazienti con linfoma.

  • Autori: Albano, D.; La Grutta, L.; Patti, C.; Lagalla, R.; Midiri, M.; Galia, M.
  • Anno di pubblicazione: 2016
  • Tipologia: Poster pubblicato in volume
  • OA Link: http://hdl.handle.net/10447/204421

Abstract

Obiettivi didattici: Illustrare i principali artefatti ed insidie nella valutazione della Risonanza Magnetica Whole Body (RM-WB) dopo revisione di 331 RM-WB eseguite in pazienti con linfoma. Introduzione: La RM-WB con imaging pesato in diffusione (DWI) è un esame che consente uno studio total body con elevata risoluzione di contrasto, evitando l’esposizione a radiazioni ionizzanti e la somministrazione di mezzo di contrasto [1]. Nel 2004 Takahara ha introdotto una sequenza DWI con tecniche di soppressione del segnale chiamata DWIBS [2]. Questa consente di acquisire rapidamente immagini di multiple aree del corpo sfruttando l’imaging parallelo SENSE che incrementa la risoluzione e riduce gli artefatti da interaccia con l’aria, l’acquisizione a respiro libero che allunga il tempo di scansione ma incrementa il rapporto segnale-rumore e una soppressione omogenea del grasso con tecnica STIR. Questo ha consentito di estendere l’utilizzo della RM-WB in vari ambiti oncologici ed in particolare per lo studio di pazienti con linfomi [3]. Tuttavia, l’interpretazione delle immagini sul piano coronale può inizialmente risultare impegnativa e vi sono limiti riconosciuti delle sequenze DWI. In questo lavoro, sfruttando i nostri due anni di esperienza nell'utilizzo della RM-WB nello studio dei linfomi, illustriamo i principati pitfalls che i radiologi dovrebbero conoscere per evitare un’errata interpretazione delle immagini. Descrizione: Nel mediastino, pulsatilità cardiaca e respiro possono causare errore nel calcolo della mappa ADC a causa dell’alta sensibilità della DWI al movimento (Figura 1). Per tale motivo è necessario visualizzare anche le sequenze morfologiche (T1w, T2w-STIR). Frequenti sono artefatti ghost nel mediastino, legati anch’essi alla pulsatilità cardiaca, che si riducono con FOV più ampi e modificando la direzione di codifica di fase (Figura 2). Artefatti nelle interfacce aria-tessuti producono focale aumento del segnale e si riducono aumentando la matrice e riducendo il FOV. Strutture quali milza, sistema nervoso, endometrio, mostrano iperintensità in DWI che può nascondere piccole lesioni ma d’altra parte può far interpretare strutture normali come localizzazioni di malattia (Figura 3). Una corretta interpretazione del midollo osseo richiede conoscenza delle alterazioni cui esso va incontro con età e terapie. Emangiomi (Figura 4), osteonecrosi da steroidi e edema da biopsia osteomidollare (Figura 5), possono produrre aree di aumentato segnale in DWI anche nelle sequenze ad alto b, che non vanno interpretate per sedi di malattia. Il T2-shine e dark through effect (Figura 6) possono causare sia falsi positivi che falsi negativi nelle immagini DWI e nella mappa ADC. Infine, sono frequenti spots iperintensi in DWI nei tessuti molli, causati da vasi, gangli e piccoli linfonodi, che non vanno interpretati come sedi di malattia. Conclusioni: La valutazione delle RM-WB non può prescindere da un’adeguata conoscenza dei principali artefatti e delle insidie diagnostiche che possono essere causa di errori. Per una corretta interpretazione dell’esame RM-WB è necessaria la valutazione sia delle sequenze funzionali che morfologiche. Note Bibliografiche: 1. Mayerhoefer ME, Karanikas G, Kletter K, Prosch H, Kiesewetter B, Skrabs C et al. Evaluation of diffusion-weighted MRI for pretherapeutic assessment and staging of lymphoma: results of a prospective study in 140 patients. Clin Cancer Res 2014;20:2984-93. 2. Takahara T, Imai Y, Yamashita T, Yasuda S, Nasu S, Van Cauteren M. Diffusion weighted whole body imaging with background body signal suppression (DWIBS): technical improvement using free breathing, STIR and high resolution 3D display. Radiat Med 2004; 22:275-82. 3. Albano D, Patti C, La Grutta L, Agnello F, Grassedonio E, Mulè A et al. Comparison between whole-body MRI