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GABRIELLA LO VERDE

I pini monumentali della Fossa della Garofala.

Abstract

In città è difficile rinvenire alberi monumentali a causa delle negative interazioni tra le attività antropiche e la vegetazione. Lo sviluppo delle piante arboree assume un aspetto notevolmente differente rispetto a quello che si potrebbe avere in un ecosistema naturale. In una città come Palermo in cui la forte espansione urbanistica ha sottratto aree verdi rimangono solo alcuni lembi sopravvissuti alla cementificazione. Un caso particolare è rappresentato dalla Fossa della Garofala che, pur essendo inclusa all’interno del tessuto urbano, ha elevati caratteri di naturalità. Ciò è dovuto alla storia passata e recente, l’area acquisita dall’Università di Palermo nel 1950, grazie all’apposizione dei vincoli idrogeologico e paesaggistico è sfuggita alla speculazione edilizia che ha interessato il resto della città. La Fossa della Garofala, che fu parte del parco di Luigi Filippo d’Orléans, considerato uno dei giardini più belli d’Europa nella seconda metà dell’ottocento, costituisce un lembo residuo della Conca d’Oro, tra Corso Pisani e la città universitaria, che si sviluppa lungo l’originario tracciato del fiume Kemonia. Oggi, conserva la sua vocazione agricola grazie alla presenza dei campi sperimentali del Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali (SAF). La Fossa accoglie un importante patrimonio culturale e scientifico, ed ospita numerose piante che hanno un carattere monumentale. Secondo il quadro normativo relativo alla tutela degli alberi monumentali (Legge n. 10 del 14 gennaio 2013) un albero viene definito monumentale per diversi motivi, non solo per le dimensioni ma anche per la rarità botanica, per il portamento, per il valore architettonico, storico, culturale e paesaggistico. Per tale motivo sono stati censiti 10 esemplari (6 alberi di Pinus halepensis Mill. e 4 alberi di Pinus pinea L.), all’interno dell’area che presentano una o più dei caratteri sopra elencati. Per alcuni di essi sono stati rilevati l’altezza e il diametro, mentre e alcuni esemplari sono stati carotati tramite succhiello di Pressler per determinarne l’età. Uno dei pini d’Aleppo situato al margine del belvedere che si affaccia dal Piano della Garofala sulla Fossa, che per le sue straordinarie dimensioni si ipotizzava risalente all’impianto del parco di Luigi Filippo d’Orléans, è schiantato nel dicembre del 2011 a seguiti di un evento climatico eccezionale, che ha creato ingenti danni al patrimonio arboreo della città di Palermo. Attraverso la lettura degli anelli legnosi della sezione la pianta è risultata di 110 anni. La rotella su cui è stata fatta la misurazione, oggi si trova esposta presso il Museo Entomologico annesso al Dipartimento SAF. Gli altri pini carotati hanno un’età di 95 anni (Pinus pinea L.) e 81 e 150 (Pinus halepensis Mill.). Considerato che gli alberi sono stati carotati a un metro d’altezza e non alla base certamente possono essere considerati più vecchi dell’età conteggiata. Purtroppo in bibliografia esistono scarsi riferimenti a questi alberi e alla loro storia, l’iconografia che solamente in qualche caso li ritrae è risalente alla prima parte del secolo scorso, la dendrocronologia appare quindi l’unico strumento in grado di dare certezze sulla loro età. Si trova un riferimento generico all’impianto di 649 piante ornamentali fatto nel 1855 alle quali probabilmente appartengono le piante suddette (Di Matteo, 1983; Longo, 2003). I pini della fossa della Garofala, sia per le loro dimensioni che per la valenza storica e paesaggistica possono a pieno titolo essere considerati alberi monumentali.