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GIULIO GERBINO

La Chiesa nella modernità. Spunti per una lettura sociologica

Abstract

L’articolo parte da un rapido resoconto sulla trattazione sociologica dei temi inerenti la religiosità nelle società occidentali in rapporto alla diversità dei processi di modernizzazione nei vari contesti nazionali e identitari. La modernità religiosa appare complessa e si articola su diversi livelli: soggettivo (trasformazioni di credenze, valori e forme espressive dell’esperienza religiosa); processi di mutamento delle strutture e dello “statuto sociale” del religioso e dei rapporti di questo con altri campi sociali; trasformazioni ideologiche (rapporto politica-religione); trasformazioni interne allo stesso campo religioso (istituzioni e organizzazioni religiose). Complessità che è riconducibile al pluralismo ormai radicato nelle società occidentali contemporanee: la cultura moderna riconosce agli individui la possibilità di accesso diretto ai mezzi della loro autorealizzazione il che dà spazio per espressioni religiose spontanee, sia individuali sia collettive, con una intensificazione affettiva dei legami comunitari, in sovrapposizione, non necessariamente in alternativa, all’osservanza istituzionale della normatività ecclesiale. Anche a seguito della fine dei “grandi racconti” ideologici, le nostre sono società aperte, ma caratterizzate da incertezza, prive di ancoraggi alle tradizioni che fornivano sistemi di significati unificanti. Le religioni, con i loro sistemi trascendenti di verità amministrati dalle rispettive istituzioni, sono sempre state in controtendenza rispetto alla modernità. Questo processo oggi ha prodotto un ulteriore esito: non più soltanto la perdita di influenza delle Chiese sulle società, ma anche sui propri stessi fedeli (pratiche, adesione alle credenze ufficiali, dottrine etiche e sociali). Le società dell’incertezza sono altresì instabili, e ciò suscita, per reazione, l’emergere di particolarismi etnici, culturali, religiosi, che incidono sulla tenuta degli attuali modelli di cittadinanza e democrazia. Al patrimonio simbolico delle religioni e delle Chiese possono trovarsi a fare riferimento tanto le identità non incluse o che non si sentono tali (i musulmani in alcuni paesi dell’Europa centrosettentrionale) o strati sociali più sensibili all’instabilità e all’incertezza societaria, come sembra accadere per i nuovi movimenti religiosi, l’ondata carismatica, il rafforzamento delle correnti integraliste e fondamentaliste. Altro processo di lungo periodo è la tendenza all’omogeneizzazione di stili di vita e di consumo, ma anche di aspirazioni, individuali e collettive, in linea con i valori della cultura moderna a base individualistica. Le Chiese si esprimono criticamente verso le punte edonistiche di questa temperie culturale, specialmente per le istanze etiche che ne risultano compresse. Queste stesse tendenze, tuttavia, alimentano valori liberali – libertà di coscienza, di associazione, di circolazione… – cui le stesse Chiese fanno appello per rifondare la plausibilità culturale delle proprie proposte etiche. Le Chiese, pur rimanendo estranee alla modernità radicale che esse stesse hanno contribuito a produrre, di essa non possono fare a meno. Vengono poi riprese due diverse letture del ritrarsi della religione nelle società dell’Occidente moderno: 1) secolarizzazione come tendenza inarrestabile all’estinzione del senso religioso in una società razionale; 2) secolarizzazione come critica della tutela delle religioni sulla società, che produce il ridimensionamento se non la marginalizzazione delle Chiese. Processi inseriti nell’orizzonte della modernità e nel weberiano “disincantamento del mondo”, attraverso cui si ha il declassamento della religione da principio ordinatore della vita sociale e intellettuale a oggetto da pensare e strutturare caratterizzato da storicità, relatività, mutabilità, convenzionalità. Wilson ha mostrato come la secolarizzazione sia da ricercare al crocevia tra razionaliz