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LAURA FERRARO

La psicoterapia come laboratorio di metafore. Una prospettiva integrata di psicoterapia cognitivista e musicoterapia

Abstract

Il trend attuale in campo epistemologico e teorico-concettuale aspira alla scoperta di linguaggi condivisi e condivisibili tra i diversi approcci psicoterapeutici. Spesso è accaduto che all’avvicinamento tra tecniche a matrice diversa non seguisse un accurato studio teorico orientato a definire e fornire un substrato concettuale a ciò che si era già rivelato utile nella pratica. Di contro, gli sviluppi delle neuroscienze hanno fornito oggi elementi molto utili alla comprensione di ciò che accade nelle stanze di psicoterapia; a partire dalla contestazione di antiche acquisizioni, date per consolidate, come la presunta incapacità della cellula neuronale di riprodursi e arborizzare in età adulta, fino alle più recenti ricerche sui neuroni mirror dell’uomo. Il presente contributo prova ad esporre brevemente l'integrazione tra due approcci psicoterapeutici diversi per radici e ispirazione: la Terapia Cognitiva di stampo razionalista di Aaron Beck ed Albert Ellis e la Guided Imagery and Music (GIM) di Helen Bonny, un metodo terapeutico che si avvale della musica come “primo terapeuta” e che trae le sue origini da tecniche di immaginazione attiva di tipo junghiano. L’intento è quello di fornire uno spunto di curiosità teorica che possa spiegare il perché del buon funzionamento di questa integrazione. Ancora una volta, è il mondo delle neuroscienze ad offrire un punto d’appoggio alle teorie che propongono che il nostro cervello elabori ed immagazzini gli stimoli attraverso un doppio codice (Paivio, 1971): un canale per l’elaborazione dell’informazione “semantico” o “logico” (linguaggio e simboli semantici), a sede prevalentemente corticale, e un canale “analogico” (emozione, metafora, evocazione) tipico del canale audiovisivo, motorio e corporeo, a sede prevalentemente sottocorticale e periferica.