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MAURIZIO CARTA

Introduzione

Abstract

Le città ecologiche e resilienti del futuro chiedono un nuovo sguardo e una rinnovata ecosofia che ne riveli le preziose “riserve di resilienza”, per troppo tempo invisibili agli occhi di chi le ha guardate solo come concentrato della rendita fondiaria o come generatrici di plusvalenze finanziarie. Le cellule resilienti al mutamento (frammenti di paesaggio, lacerti infrastrutturali, quartieri un riciclo funzionale, etc.) permettono alla città di assumere forme più elastiche, meno resistenti all'innovazione e più adattative, le consentono di attivare processi capaci di gestire un numero maggiore di problemi interagenti, di coinvolgere la pluralità degli attori e i variegati arcipelaghi sociali nelle decisioni, e di attuare forme di governance in grado di equilibrare la competizione tra le città entro i sistemi metropolitani e di temperare un sempre più ampio e aspro conflitto tra visioni, soggetti, priorità e risorse. E le riserve di resilienza da cui riattivare un metabolismo urbano più creativo, intelligente ed ecologico si concentrano soprattutto nelle aree sottratte alle tensioni della rendita: le periferie in transizione, i quartieri industriali in ristrutturazione, le aree portuali e ferroviarie in fase di riciclo infrastrutturale, etc.. Luoghi dove – lontano dai centri propulsori del modello urbano compulsivo, consumatore di suolo e di risorse – sono stati preservati valori comunitari, paesaggistici e identitari. Valori che costituiscono una preziosa riserva per ripensare una città capace di assorbire la crisi economica e di adattarsi ai cambiamenti climatici, riprogettando la sua struttura, distribuendo i suoi centri in forme reticolari, riattivando i rapporti con la dimensione peri-urbana, metropolitana e rurale. E’ soprattutto nei nuovi quartieri eco-creativi che può ripartire una città che sappia rimettere in gioco i suoi capitali sociali, territoriali e culturali dopo essere guarita dalla drammatica tossicodipendenza da quella possiamo definire un’urbanistica subprime che ne ha anestetizzato la capacità di immaginare, di progettare, di radicare e di controllare.