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IVANO CAVALLINI

The rise of music historiography in Italy in the second half of the 19th century: Between positivism and evolutionism

Abstract

Alla tradizione della storia pensata e scritta dai filosofi, i quali deducevano il reale dall’universale secondo logiche aprioristiche, reagirono con forza i musicologi italiani L. Torchi e O. Chilesotti nella seconda metà del diciannovesimo secolo. La soggezione spontanea ai dettami del positivismo e dell’evoluzionismo permise a questi studiosi di affrontare qualsiasi tipo di linguaggio musicale, di rifiutare l’estetica romantica del sentimento associato ai simboli sonori e di dedicarsi alla raccolta dei reperti avanzando confronti sagaci sul piano delle forme e dei generi. Scopo del loro metodo, influenzato dalla coeva scuola degli studi storici della letteratura italiana, era dimostrare “come” e non “perché” si attuano le funzioni creative. Negli scritti di Torchi, ispirati alla filosofia di Comte, ciò avviene attraverso i processi di somiglianza e successione, utili a spiegare lo sviluppo dell’arte musicale. Seguace di Spencer, nell’ "Evoluzione nella musica" del 1898 Chilesotti introduce i concetti di sviluppo dal semplice al complesso e di persistenza delle forme elementari nei linguaggi evoluti. A sua detta il modello appartenente a uno stadio avanzato non cancella di necessità quello anteriore, ma lo ingloba assumendo una struttura polimorfa. Sul piano storico la tesi è convalidata dalla sopravvivenza dell’antico recitativo dei cantori al liuto del Cinquecento in seno al melodramma del Seicento. Posto accanto ad arie e ad altre forme chiuse, il recitativo ha generato un’espressione complessa costituita di elementi eterogenei, frutto di un processo dialettico di divaricazione.